Festa del cinema di Roma 2023. Concorso Progressive cinema. Paola Cortellesi: C'è ancora domani

L'esordio da regista di Paola Cortellesi, tra commedia ed echi di neorealismo, convince grazie ad un finale inaspettato

di EMILIANO BAGLIO 18/10/2023 ARTE E SPETTACOLO
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Roma, immediato dopoguerra.

Delia (Paola Cortellesi) è sposata con Ivano (Valerio Mastandrea), un uomo violento e manesco.

Insieme a lei l’anziano suocero Ottorino (Giorgio Colangeli), due figli maschi e Marcella (Romana Maggiora Vergano) che tutti sperano si sposi con Giulio (Francesco Centorame) così da sfuggire alla povertà di cui è vittima la famiglia.

Unica consolazione l’amicizia con Marisa (Emanuela Fanelli) ed il vecchio amore di gioventù Nino (Vinicio Marchioni).

Paola Cortellesi esordisce con un film che vorrebbe iscriversi nella grande tradizione della commedia all’italiana, sospeso tra il ricordo del neorealismo, sottolineato anche dalla scelta di girare in bianco e nero, ed aspirazioni più nazionalpopolari da commedia pronta per Netflix (che infatti figura tra i produttori) o per una prima serata Rai Uno.

Diciamolo subito C’è ancora domani è un progetto ambizioso ed irrisolto al tempo stesso che sicuramente incontrerà i favori del pubblico, anche perché comunque strappa più di una risata, e probabilmente anche di gran parte della critica.

Dal canto suo la Cortellesi, pur muovendosi all’interno di coordinate prefissate ed esibendo palesemente i mille riferimenti cinematografici sui quali è costruito il film, prova in un paio di occasioni ad innestare elementi di apparente novità.

Il primo è rappresentato dalla colonna sonora che alterna motivi d’epoca a sequenze costruite su canzoni più moderne, un gioco che gli riesce particolarmente nella sequenza d’apertura che descrive la giornata tipo di Delia, sottolineata da Calvin dei The Jon Spencer blues explosion e nel finale, sul quale torneremo.

La seconda idea è di trasformare un paio di sequenze, prima tra tutte quella in cui Ivano picchia per la prima volta Delia, in piccoli momenti musicali trasformando così la scena di violenza in una sorta di ballo a due.

Nulla di particolarmente originale, intendiamoci, tuttavia all’interno di un film pensato per il grande pubblico verranno probabilmente scambiati per idee geniali.

Tuttavia C’è ancora domani alla fine, nonostante i mille difetti riesce a convincere soprattutto perché lavora in senso contrario a quelle che sono le aspettative del pubblico.

Ne è un esempio il personaggio del soldato americano di colore che alla lunga comincia a venire a noia e che ci si aspetta che prima o poi entri prepotentemente nella vicenda a risolvere la situazione ed invece rimane ai margini aiutando la protagonista in modo diverso da come ci si immagina.

Ma è soprattutto il finale a sorprendere in maniera inaspettata.

Infatti, come nella migliore tradizione della nostra commedia, C’è ancora domani finisce per l’affrontare temi contemporanei mascherandoli in una vicenda ambientata nel nostro passato.

Delia è una moglie succube del marito che, pian piano, si rende conto di come tutta la società che la circonda sia patriarcale e maschilista.

Che si sia di estrazione povera o che si sia ricche le donne sembrano destinate a starsene zitte al loro posto ed anche Marcella sembrerebbe destinata ad un futuro di ignoranza e sottomissione.

Ovviamente Paola Cortellesi sta parlando della condizione della donna di oggi e non è difficile vedere in Delia un’eco delle violenze e dei femminicidi di cui sono vittime troppe donne.

Quello che però stupisce è come, cambiando le carte in tavola, Paola Cortellesi prenda per mano lo spettatore e lo porti a pensare che il film si evolverà in una certa direzione per poi stupire tutti con il finale.

Certo la scelta di utilizzare come commento A bocca chiusa di Daniele Silvestri confonde un po’ le acque e potrebbe far pensare ad una sorta di rivolta silenziosa ma il messaggio arriva chiaro e forte; solo l’autodeterminazione può dare un futuro migliore alle donne.

Bisogna ammetterlo quest’ultima sequenza, e le immagini che accompagnano i titoli di coda, sono il vero colpo di genio che salvano un intero film.

EMILIANO BAGLIO


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